Il benessere dei pesci si basa su criteri scientificamente validati? – Un recente studio pubblicato sulla rivista Reviews in Fisheries Science & Aquaculture ha acceso discussioni all’interno della comunità scientifica riguardo alla valutazione della sensibilità e del dolore nei pesci e negli invertebrati acquatici. Lo studio, redatto da 20 scienziati provenienti da vari istituti di ricerca globali, sollecita un approccio cauto nel considerare le affermazioni sulla coscienza di questi organismi, in particolare nel contesto della definizione della legislazione che ne regola l’uso in natura, la produzione alimentare o la ricerca.
Lo studio sostiene l’applicazione dello scetticismo mertoniano, sottolineando che l’accettazione scientifica dovrebbe dipendere dalle valutazioni del contributo scientifico, dell’obiettività e del rigore. Il dottor Ben Diggles, coautore dello studio, ha espresso preoccupazione per la manipolazione delle pubblicazioni da parte di gruppi di lobby per promuovere ideologie sui diritti degli animali con il pretesto del benessere degli animali. Lo studio sottolinea l’importanza di distinguere tra preoccupazioni autentiche sul benessere degli animali e narrazioni potenzialmente fuorvianti.
Gli autori riconoscono il focus storico della legislazione sul benessere degli animali sui quadri incentrati sulla sofferenza per i vertebrati terrestri nella produzione alimentare e negli ambienti di laboratorio. Pur sostenendo la causa del benessere degli animali, sottolineano la necessità che le decisioni riguardanti i pesci e gli invertebrati acquatici siano radicate in prove scientificamente solide piuttosto che in motivazioni ideologiche.
Lo studio fornisce dieci ragioni scientificamente valide per lo scetticismo nella valutazione della sensibilità e del dolore negli organismi acquatici. Questi includono preoccupazioni circa il cambiamento delle definizioni, il rifiuto di prove contrastanti, la mancanza di prove empiriche replicabili, attacchi ad hominem agli scettici, verifica di ipotesi non falsificabili, applicazione arbitraria di criteri, diluizione del concetto di welfare, conseguenze indesiderate, pericoli di un approccio precauzionale e il bisogno imperativo di scetticismo organizzato e pensiero critico.
Gli autori sottolineano che tutti gli indicatori di benessere operativo utilizzati nella definizione delle linee guida per i pesci e gli invertebrati acquatici devono essere sottoposti a un esame rigoroso. Questi indicatori dovrebbero essere scientificamente validati, misurabili, replicabili in condizioni variabili, affidabili ed equivalenti agli indicatori esistenti di benessere per gli animali terrestri.
Pur riconoscendo che estendere la protezione legale agli organismi acquatici è una scelta sociale spesso influenzata dalla politica, lo studio sottolinea che la scienza, e non la politica, è la più adatta per identificare indicatori di benessere affidabili, replicabili ed efficaci. Gli autori sostengono che senza scetticismo organizzato e pensiero critico, esiste il rischio di compromettere il rigore scientifico, portando a conseguenze indesiderate nel perseguimento di un migliore benessere per gli animali acquatici.
In conclusione, lo studio sollecita le parti interessate, i legislatori e la comunità scientifica a sostenere un elevato standard probatorio per gli indicatori di benessere operativo utilizzati nella legislazione. Applicando lo scetticismo organizzato e il pensiero critico, la società può trovare un equilibrio tra il benessere effettivo degli animali acquatici e le potenziali conseguenze indesiderate che possono derivare da decisioni affrettate influenzate da narrazioni ideologiche piuttosto che dal rigore scientifico.
Il benessere dei pesci si basa su criteri scientificamente validati?